Novità e Servizi
         
  Mappa Contatti
 
HomeStoriaFunzioni e TradizioniOrgani StatutariOpera di BontàRicordi
Sei in: Home > Funzioni e Tradizioni > La Settimana Santa

Supporto Navigazione






Dimensione Testo

| |
 

La Settimana Santa

 

  La Settimana Santa è senza dubbio una delle ricorrenze religiose più attese dalla cittadinanza molfettese ed è quella che, più di ogni altra, coinvolge gli animi.

Gli eventi della Passione e Morte di Gesù rivivono nella mente e nel cuore di ognuno grazie al ricco patrimonio di tradizioni tramandatesi nel tempo.
Sono i giorni in cui i fedeli si soffermano a riflettere sulla missione salvifica del Cristo attraverso le funzioni liturgiche organizzate dalla Chiesa in genere e dall’Arciconfraternita di S. Stefano in particolare.
Quest’ultime avvincono a tal punto il credente da farle percepire come parte integrante della propria identità.

Non è un caso che, in occasione di tali riti, tanti concittadini in giro per il mondo (e non soltanto Confratelli), scelgano puntualmente di tornare in famiglia.

“Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”, recita un vecchio adagio. Per i molfettesi, avviene esattamente il contrario.

tornaSu

La Domenica Delle Palme

Con la Domenica delle Palme, il cammino liturgico di avvicinamento alla Santa Pasqua si fa più intenso ed emozionante, fino a raggiunge il suo culmine in occasione della Processione dei Cinque Misteri del Venerdì Santo.
I sagrati delle chiese gremiti di persone di ogni condizione, che si apprestano ad acquistare i ramoscelli di ulivo benedetto da recare in famiglia, lo scambio di auguri di una vita migliore, i bellissanti locali che espongono in vendita le statuine in terracotta raffiguranti le statue del Venerdì e del Sabato Santo, costituiscono lo scenario di una delle giornate più impegnative per la Confraternita.

In mattinata, nella chiesa patronale si svolge la suggestiva cerimonia di vestizione dei nuovi Confratelli, officiata dal Vescovo della Diocesi.

Ma il momento più atteso, è certamente costituito dalla cosiddetta “Bussola”, ovvero dal sorteggio dei Confratelli portatori della Sacra Immagine del Cristo Morto, che ha inizio subito dopo la cerimonia.
Le domande degli aspiranti portatori sono presentate “a coppia”, cioè da due Confratelli aventi la stessa statura. Ad ogni coppia è associata una pallina numerata, che è inserita in un’apposita urna: la “Bussola” appunto.
Da essa sono estratti a caso, dai bambini presenti, sei numeri corrispondenti ad altrettante coppie, le quali, insieme ad altre due cosiddette “di diritto”, costituiranno le quattro quadriglie che si alterneranno nel condurre a spalla la statua del Cristo Morto lungo l’itinerario della Processione.
È difficile descrivere il clima di spasmodica trepidazione nel quale avviene il sorteggio. La tensione dei confratelli si percepisce nettamente dall’assoluto silenzio che regna nella chiesa: si ode solo il rumore prodotto dai bussolotti, mentre ruotano all’interno dell’urna. L’esultanza della coppia abbinata al numero sorteggiato, testimonia in modo significativo la realizzazione delle loro speranze e delle loro attese, spesso nutrite per anni dato l’elevato numero degli aspiranti.
Tale gioia contrasta, ovviamente, con il malumore di chi non è stato fortunato, ma la gelosia si stempera in un abbraccio fraterno ed in un augurio ai portatori per una buona Processione.

Nel primo pomeriggio fervono i preparativi per l’allestimento del “Sepolcro”.
I simulacri dei Cinque Misteri vengono disposti con particolare collocazione che varia di anno in anno, dando vita a scenografie suggestive. Le candele, i fiori e i drappi con i quali viene addobbata la chiesa, conferiscono al luogo quell’atmosfera mistica, che invoglia il fedele a sostare un attimo in preghiera davanti a quei simulacri che ripropongono i momenti dolorosi della Passione e Morte di Gesù.

tornaSu

Il Mercoledì Santo: L’Ufficio Delle Tenebre

Nella serata del Mercoledì Santo, l’Arciconfraternita di S. Stefano cura un momento di preghiera comune, celebrando l’Ufficio delle Letture del Giovedì Santo, secondo quanto previsto dall’antica “Liturgia delle Ore”.

Con lo sfondo del “Sepolcro” illuminato dalle candele e dalla saettia (un particolare candeliere a forma triangolare dotato di quindici candele - figura), nove Confratelli si alternano nell’esecuzione, in lingua latina, di altrettanti brani tratti dalle Lamentazioni di Geremia, dagli scritti di S. Agostino e dalle lettere di S. Paolo, secondo due antichi toni musicali tipicamente molfettesi.

I Confratelli preposti, sono per tradizione sempre gli stessi e spesso si tramandano questo «privilegio» di generazione in generazione. Le letture (dette lezioni) sono cantate a gruppi di tre, dando origine ai cosiddetti “notturni”. Ogni notturno è intervallato dai salmi (dal 68 al 76), cantati in italiano dai fedeli presenti. Al termine di ogni lettura o salmo, si spegne una candela che illumina il “Sepolcro”, fino a lasciarne accesa solo una posta sulla sommità della saettia che, a sua volta, è spenta non appena i fedeli terminano di intonare in latino il Cantico di Zaccaria ed il celebrante ha impartito la benedizione in gregoriano.

La chiesa resta così nell’oscurità. L’ambiente è rischiarato solo dalla luce fioca dei ceri posti nei lumi, che adornano i cinque Misteri. Con il loro tremolio, conferiscono agli stessi quasi l’illusione di una reale agonia del Figlio di Dio.

È questo l’istante in cui si esegue il “terremoto”. I Confratelli ed i fedeli scuotono le sedie o battono libri sui banchi causando un fragoroso rumore, con il quale si vuole descrivere lo sconvolgimento delle forze della natura seguito alla morte di Gesù.

Si richiama così alla memoria, la drammatica circostanza della storia della Salvezza in cui Gesù, luce del Mondo, alla vigilia della Sua Passione e Morte, viene abbandonato, rinnegato e tradito dai suoi stessi discepoli.
Le candele spente rappresentano appunto il loro amore verso il Redentore, che si fa sopraffare dalla paura, dal dolore, dalla cupidigia, dalle debolezze umane: “È l’ora delle tenebre” (Lc 22,53).

Un tempo l’Ufficio aveva luogo subito dopo la Messa in Coena Domini del Giovedì Santo e precedeva l’uscita dei Misteri. Con il cambio degli orari, disposti negli anni per venire incontro alle esigenze espresse di volta in volta dal clero o dalla popolazione, la Confraternita ha ritenuto opportuno anticiparla alla sera del Mercoledì. Dopo la funzione liturgica, i Confratelli si riuniscono in gruppi per consumare la cosiddetta “Coena Domini”, un’agape fraterna che costituisce un momento di aggregazione e di preparazione spirituale alla processione del Venerdì Santo, quasi a rievocare l’Ultima Cena.

L’argomento delle discussioni è sempre lo stesso. Ascoltando in sottofondo le marce funebri, i partecipanti si raccontano aneddoti sulla Settimana Santa, sulle figure tipiche della Confraternita (quelle viventi e quelle oramai scomparse), sui numeri estratti in occasione della “Bussola”, sulla fortuna che sembra prediligere alcune coppie di portatori o sulla sfortuna che, al contrario, sembra perseguitarne altre.

La “Coena Domini” è anche un’opportunità per riabbracciare i Confratelli residenti fuori Molfetta, rientrati presso le proprie famiglie per trascorrere la Santa Pasqua.

tornaSu

Il Giovedì Santo

In questo giorno, si ricorda l’istituzione del sacramento dell’Eucaristia con la celebrazione della Messa in Coena Domini.

Le campane delle chiese suonano a distesa per richiamare i fedeli. Alle ore 18:00, i confratelli di S. Stefano si recano in Cattedrale per assistere alla Messa celebrata dal Vescovo, ma già alle ore 17:00, il “Sepolcro” allestito nella chiesetta patronale è aperto alla venerazione dei fedeli.

Terminata la Messa, le campane tacciono per farsi riudire nella mezzanotte fra il Sabato Santo e la Domenica di Resurrezione. La chiesa di S.Stefano, intanto, si affolla di visitatori, che, quasi compiendo un pellegrinaggio penitenziale, sono accorsi a contemplare il “Sepolcro” profumato di incenso e di fiori primaverili.

Terminata la messa vespertina, l’Arciconfraternita di S. Stefano, fa eseguire dalla banda – a piè fermo davanti alla chiesa – un concerto di 6 marce funebri. Le note melodiose che si diffondono, rendono ancor più suggestivo il pellegrinaggio dei fedeli.

Poi la chiesa chiude ai fedeli per consentire all’Arciconfraternita di preparare i simulacri che, alle ore 3.30 del Venerdì Santo, sfileranno in processione per le vie della città.

tornaSu

Il Venerdì Santo: la processione dei Misteri

La più antica processione penitenziale molfettese è senza dubbio quella curata dall’Arciconfraternita di Santo Stefano, detentrice dei simulacri che sfilano per le vie cittadine nel giorno del Venerdì Santo e che raffigurano rispettivamente: Cristo orante nel Getsemani, Cristo flagellato, Cristo deriso (o Ecce Homo), Cristo carico della croce e Cristo morto. La leggenda popolare li vuole giunti da Venezia nella prima metà del XVI secolo ma la prima autorevole fonte ufficiale che lascia intuire la presenza delle cinque statue dei Misteri a Molfetta è la relazione dalla visita pastorale di Mons. Pompeo Sarnelli, effettuata nel 1699. In essa il Presule, pur non menzionando espressamente i simulacri, nell’annotare gli impegni di culto dell’Arciconfraternita, così si esprime: «in Cena Domini sub vesperum ad Processionem Mjsteriorum Passionis Xristi que in illo vero fieri solet», lasciando chiaramente intendere di come, dopo la funzione religiosa della Cena Domini, sul vespro, si svolgesse una processione dei Misteri. Più preciso è il suo successore, Mons. Giovanni degli Effetti il quale, nella sua visita pastorale effettuata nel 1704, nel descrivere le opere d’arte presenti nella chiesa di S. Stefano, dice espressamente che, nella chiesa, vi sono «armadia, in quibus osservantur lignee statue Mysteriorum Passionis S(antissi)mi D(omi)ni N(os)tri Ihesu Xristi, quibus Societatis ubitur in processione quam agit in Maiori Hebdomada».

L’itinerario invece lo si apprende, con sufficiente dovizia di particolari, dagli atti del Sinodo che Mons. Fabrizio Antonio Salerni celebra nel 1726. Il percorso processionale interessa sostanzialmente la parte più antica della città, restando immutato fino alla seconda metà del 1700, nonostante il territorio cittadino si sia già urbanizzato con la costituzione di nuovi quartieri. All’epoca non esistevano complessi bandistici e la processione assumeva un carattere ancora più mistico e penitenziale poiché il popolo la seguiva cantando inni sacri e giaculatorie. «In seguito, per desiderio di maggiore solennità, al popolo salmodiante, si unirono diversi suonatori di strumenti a corda» che suscitavano tale religioso entusiasmo da far divenire costante la loro presenza.

Nel 1838, l’Amministrazione dell’Arciconfraternita delibera di affidare le prime quattro statue dei Misteri ad altrettante Confraternite e, riservando il diritto di portare la statua del Cristo Morto ai soli Confratelli di Santo Stefano, conferisce alla processione l’assetto attuale. Da segnalare infine la presenza di un picchetto militare d’onore attorno alla base della statua del Cristo Morto. Già affiancato dalla Guardia Nobile Borbonica che partecipava «in grande uniforme, con chepì di ottone, sciarpa, spalline e decorazioni», quella tradizione vide un momento di pausa con l’avvento del Regno Sabaudo allorquando costituitosi, in città, il Corpo della Guardia Nazionale, quei militi, dopo aver presentato le armi al passaggio della statua di Cristo Morto,si accodavano al corteo processionale, sistemandosi dopo il complesso bandistico. Oggi, nei due tratti che formano l’itinerario odierno, accanto alla base del Cristo Morto, sfila un picchetto d’onore in alta uniforme della Municipalità di Molfetta che si concretizza attraverso il personale del locale Comando dei Vigili Urbani e che si alterna a uno dell’Arma dei Carabinieri, molto suggestivo e scenografico nel tipico cappello piumato.

tornaSu


Bibliografia:

G. DE MARCO, Dalle Ceneri alla Settimana Santa, ed. Mezzina;
O. PANUNZIO, Gesù schiavo d’amore, ed Mezzina, Molfetta 2002;
Pregare in Santo Stefano, libro di preghiere a cura dell’Arciconfraternita di S. Stefano, ed. Mezzina, Molfetta 1995

Caratteristiche di Accessibilità
Amministrazione